Se sei una lavoratrice autonoma e vuoi informarti sui tuoi diritti in maternità, ecco a quanto ammonta la tua indennità e cosa ti spetta.
Se per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti avere un figlio è un po’ più semplice, poiché scatta la maternità INPS, per chi ha un’attività in autonomia non è così scontato concedersi di allargare la famiglia. Per sostenere la natalità, però, è stata introdotta ed è valida anche nel 2024 l’indennità di maternità e paternità per autonomi, liberi professionisti e para subordinati.
Già nel 2022, il governo aveva concesso tre mesi in più di indennità di paternità o di maternità per quei lavoratori autonomi che avevano precisi requisiti: nel 2023, così come quest’anno, tale modalità potenziata è ancora attiva. Ecco, quindi, quali sono i diritti di donne e uomini autonomi che desiderano prendere la maternità o la paternità.
Maternità per lavoratrici autonome: le regole
L’indennità di maternità o di paternità, per gli autonomi, è un contributo economico che viene erogato in prossimità del parto o nel momento in cui in famiglia arriva un bambino. Viene data per i due mesi antecedenti alla nascita e per i tre successivi; nel caso di adozione, invece, viene elargita per i cinque mesi seguenti all’arrivo del bambino in famiglia. A questi, sono poi aggiunti tre mesi extra in alcuni casi, con specifici requisiti.
L’indennità di paternità o di maternità spetta agli appartenenti alle categorie di artigiano, commerciante, coltivatore diretto, colono, mezzadro, imprenditore agricolo, pescatore e a chi è iscritto a una di queste casse previdenziali: gestione autonoma INPS, gestione separata (di cui all’art.2, comma 26 della legge 8 agosto 1995), casse previdenziali del decreto legislativo 151 del 2001.
Spetta al padre, se lavoratore autonomo o iscritto alla gestione separata, nel caso in cui il figlio sia affidato esclusivamente a lui, se la madre è morta o gravemente malata o se quest’ultima non ha riconosciuto il bambino oppure l’ha abbandonato. Per avere i tre mesi aggiuntivi, è necessario che il reddito dichiarato nell’anno precedente l’inizio del periodo di maternità non superi gli 8145 euro.
In caso di gravi complicanze della gravidanza, il diritto alla maternità anticipata è stato esteso anche alle lavoratrici autonome: in tali situazioni, è necessario fornire all’INPS tutta la documentazione medica dell’ASL che specifica la gravità della gravidanza.
L’indennità di paternità o di maternità per gli autonomi si fissa sull‘80% della retribuzione giornaliera stabilita annualmente dalla legge per il tipo di attività svolta. È, quindi, pari all’80% dei 5/12 del reddito professionale denunciato per le professioniste, o all’80% della retribuzione minima giornaliera per le autonome.