Rivalità tra donne, detta senza mezzi termini e dimenticando la diplomazia. Così si esprime Nancy Brilli parlano della sue colleghe attrici.
Il riferimento avviene nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, dove si parte da lontano, in realtà «La questione dei diritti è fondamentale. Non bisogna perdere quelli acquisiti. Chi arriva oggi si trova la strada spianata da chi ha fatto tanta fatica prima. Vale per la comunità Lgbtq+ e anche per le donne. Ma dobbiamo mantenere ciò che abbiamo conquistato». Alla domanda se Nancy si sente amata, fino a diventare un’icona per la comunità Lgbtq+ lei risponde «Oggi tutte vogliono essere delle icone gay. Se fosse, mi farebbe un immenso piacere. Sono stata icona drag a un festival al Muccassassina. Io adoro le drag queen – si diverte a ricordare – C’erano anche al mio primo matrimonio con Massimo Ghini».
Su quel mondo, e il mondo del cinema in particolare, la Brilli ha ancora qualcosa dire. La domanda è maliziosa, ma lei non si tira indietro. Le chiedono se l’ambiente del cinema, rispetto alle persone Lgbtq+, è un ambiente più aperto? «Solo nel privato. Ma pubblicamente, quasi nessuno si dichiarava. Pensiamo a quanti attori per una vita si sono nascosti. Molti, facendo coming out, hanno quasi smesso di lavorare» sottolinea la Brilli, ricordando il caso di Rupert Everett che nonostante un inizio carriera più che promettente, dopo aver parlato di sè, e del suo privato quasi smise di lavorare
Una domanda non poteva mancare, quella sulla competizione tra attrici. Un mito nato da pettegolezzi ed aneddoti che attraversano l’intera storia del cinema e che la Brilli non se la sente di smentire. Non è nelle sue corde. E, infatti non si lascia pregare «Beh, sì. Però dipende se una si vuole mettere a competere – dice, e qui diventa ancora più esplicita – Mi sono vista scavalcare molte volte da giocatrici sleali che mettevano in campo altre cose oltre alla recitazione. Francamente, le ho sempre viste rimanere per strada. Mi piace chi gioca pulito».
Le domande finiscono per toccare il passato, perchè Nancy è stata cresciuta da sua nonna. E qui lei ricorda come la sua attitudine odierna abbia per lei una radice antica. «Da questo punto di vista non ho avuto un grande esempio. Vengo da una famiglia in cui le donne non amavano le donne. Fortunatamente ce l’avevo dentro».
Infine c’è il tema di sempre, quello dell’estetica, così fondamentale per un’attrice , il discorso va su Roy de Vita, primario di chirurgia plastica, suo compagno per 15 anni e l’allusione è maliziosa. «Ho conosciuto Roy che ero all’ennesima operazione per l’endometriosi – ricorda Nancy che tuttavia subito puntualizza – Non amo parlare delle mie operazioni. Non ho mai alterato i miei lineamenti ma qualche aggiustatina, nel 2024, ben venga». Infine una domanda prevedibile, quasi un must, per chi intervista un’attrice o un attore. E la risposta è dispettosa. Un ruolo che le piacerebbe interpretare? Le chiedono. «Il Papa» risponde lei, candidamente.
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